La nuova battaglia ideologica tra l’impero russo e quello americano

di Bob

Permettetemi solo una piccola premessa. Per quanto riguarda l’ ideologia occidentale mi riferisco al partito democratico e all’area liberal americana, che sono quelle che influiscono maggiormente sull’Europa, mentre repubblicani e destra americana hanno una mentalità più lontana  e una politica estera assai discontinua.

Cominciamo. Qualche giorno fa il presidente Biden ha detto che questa è una guerra tra la libertà e l’oscurantismo. Allora ho pensato: ben detto vecchio Joe, ti hanno trovato uno bravo a scriverti i discorsi! Questi due termini, libertà e oscurantismo, apparentemente banali, sono molto più azzeccati  rispetto a quella  lotta tra il bene e il male evocata a suo tempo da Ronald Reagan.

Vabbè che quello era stato attore nei film western e la sua ideologia era rimasta ferma lì….

Il tema delle ideologie è solo apparentemente secondario; questa guerra in Europa, la sua vicinanza e la copertura mediatica,  la macchina della propaganda che va a pieno regime ci aiuta molto a capire le ideologie, cioè le credenze etiche, politiche, culturali in cui siamo quotidianamente immersi senza spesso rendercene conto. .

Vediamo allora la produzione e la battaglia ideologica  dei due imperi in conflitto.

La Russia: dopo la vittoria sui tedeschi nel 1945 e fino agli anni ’80 del secolo scorso, era riuscita ad accompagnare una grande politica imperialista mondiale con la credenza di essere  il grande centro del comunismo mondiale. Forse lo fu all’inizio con Lenin e la fondazione della Terza Interazionale, ma con Stalin quell’ideologia servì soprattutto come vettore dell’imperialismo russo.

Mai la Russia fu una grande potenza come quando si chiamava Unione Sovietica, e questo lo ricordano in modo nostalgico partiti e ideologi nazionalisti di estrema destra anche molto vicini a Putin. Quel regime totalitario  non sarebbe certamente piaciuto a Marx e non piaceva nemmeno alla maggioranza degli alti dirigenti del Pci, che tuttavia lo sopportava per non subire una sicura scissione e ne riceveva comunque i  finanziamenti.

Crollato l’impero sovietico, toccò a Putin ricomporre i cocci ereditati dall’ubriacone Eltsin, trovandosi per giunta circondato dalla Nato in Asia (con l’Afghanistan) e in Europa  orientale con i paesi del patto di Varsavia passati al nemico storico. Rilanciò così una politica imperialista sanguinaria a oriente (Cecenia, Georgia ecc.).  Ma rimettere insieme l’Unione Sovietica era impossibile: tra l’altro quell’impero era formato da una miriade di popoli e solo l’ateismo del regime sovietico  aveva potuto appiattire le grandi  diversità in campo religioso. A Putin sembrò invece un’impresa possibile ricostruire un impero che grosso modo avesse le dimensioni di quello zarista.  Del resto, anche lui era diventato un autocrate, anche se non per diritto divino…Gli  occorreva però nuova ideologia. E così ebbe un’improvvisa conversione: da ateo divenne un fervente ortodosso, e l’ideologia che utilizza tuttora è quella della Santa Russia, essendosi Mosca autoproclamata nei secoli scorsi la terza Roma (dopo Costantinopoli), con un’organizzazione religiosa autocefala,  nazionalista e oscurantista (per l’appunto), dalla forte capacità di irradiazione nelle regioni limitrofe che non hanno  praticamente mai conosciuto l’illuminismo.  Putin si scelse anche come patriarca di Mosca e capo della chiesa russa un suo amico d’infanzia, Kirill (Cirillo in italiano).

Putin ha lanciato anche una strategia per indebolire l’occidente e dividere dall’interno la Nato e la Unione europea (organizzazione quest’ultima incapace di una propria politica estera comune e succube degli Stati uniti).  Cominciò così a finanziare quei partiti populisti e sovranisti che sorgevano un po’ in tutti i paesi occidentali, trovando una popolazione sempre più euroscettica a causa soprattutto delle politiche neoliberiste e di austerità. Serviva però alla destra sovranista un’identità ideologica forte: ed ecco gli antichi legami identitari di sangue, lingua e terra, ricomparire sotto queste nuove bandiere. Ciò perché oltre ai soldi, la Russia trasmise loro qualcosa di simile alla sua versione ultrareazionaria della triade “Dio – Patria – Famiglia” che era proprio quella che ci voleva per le posizioni antiprogressiste dei populisti/sovranisti europei (Nigel Farage leader della Brexit, Orban, Salvini, Le Pen ecc.); riuscì a condizionare persino l’elezione di Trump nel 2016, come ha evidenziato l’inchiesta sul Russia-gate, anche tramite finanziamenti ai gruppi dell’ultradestra, gli stessi che poi fecero anche la famosa irruzione nel Campidoglio dopo la sconfitta del 2020. Ecco il motivo per cui  negli Stati Uniti lo scontro tra democratici e repubblicani trumpiani ha assunto  una durezza inedita.

Veniamo ora all’ideologia occidentale. L’occidente  vuole apparire, se non proprio una società aperta (viste tutte le barriere all’ingresso poste di fronte ai flussi migratori) almeno permeabile e flessibile, data comunque la storicità di questi flussi e l’impossibilità di arrestarli. E così l’ideologia progressista dell’Occidente– con una società sempre più individualista dopo il ’68 e gli anni ’80 del secolo scorso – oltre a una maggior attenzione ai diritti delle minoranze etniche ha posto al centro i diritti civili e individuali: la condizione della donna, le battaglie  lgbt … Tutti temi che nei programmi dei  partiti storici di sinistra e progressisti hanno preso il posto dei diritti sociali, questioni fondamentali che però avevano perso la loro agibilità politica, perché  al capitalismo neoliberista trionfante non servivano più: con la sconfitta dell’ideologia comunista e della sua concorrenza, le politiche riformiste, socialdemocratiche e keinesyane erano finite fuori gioco. Così i partiti della sinistra storica, abbracciato il nuovo verbo neoliberista, si sono trasformati in una specie di partiti radical-moderati di massa, o per meglio dire liberal utilizzando correttamente un termine americano. Se facciamo l’esempio del problema dei neri e delle minoranze razziali pensiamo subito al movimento Black Lives Matter, esploso durante la presidenza Trump e appoggiato dai democratici. Lo stesso per il movimento delle donne Me Too, che ha avuto grande risonanza anche a Hollywood, potente centro di irradiazione ideologica e di propaganda americana.

Dunque partiti di sinistra europei attenti ai diritti civili e individuali, ma assenti o dannosi sul piano dei diritti sociali.  E infatti si sono modellati sull’esempio del partito democratico americano. Due esempi: il new Labour di Tony Blair e il Pd del kennediano Walter Veltroni, che ne copiò sia il nome che il modello di partito leggero.

Il patriarca di Mosca Cirillo ha  benedetto la guerra in Ucraina con una frase solo apparentemente fuori luogo: “L’Europa è un grande gay pride”. Invece la contrapposizione ideologica tra i due imperi è proprio tra una visione “progressista”  di una società aperta alle minoranze e alle libertà individuali e una neoreazionaria che ripropone una comunità chiusa, nazionalista, guidata da un leader forte, con una cellula costituita dalla famiglia  tradizionale dove il ruolo della donna è quello di tornare in casa a fare figli per la patria (risolvendo così anche il problema demografico che affligge la stirpe suprematista bianca autoctona).

Ora possiamo comprendere meglio anche alcuni avvenimenti politici accaduti in Italia: Salvini che, segretario di un partito a rischio di paganesimo (ricordate i riti sul sacro fiume Po?),  improvvisamente ha cominciato a baciare crocifissi e a tirar fuori rosari; la lunghissima vicenda della legge Cirinnà sulle unioni civili; lo scontro ancora irrisolto sullo ius soli.   E possiamo capire anche Papa Bergoglio che, avendo fatto pure lui una scelta di campo, ha detto sulla questione dei gay: “chi sono io per giudicare?” (spiazzando anche parte dei suoi fedeli).

Ma andando a vedere cosa succede concretamente sotto l’ideologia dell’Occidente, da quando la politica ha abdicato dall’economia si sono ovviamente ridotte le differenze tra le varie forze politiche filoccidentali. E troviamo che molti lavoratori migranti vivono in un regime di semi-schiavitù. Che le donne sul lavoro hanno salari più bassi dei loro colleghi maschi e che subiscono maggiormente il problema disoccupazione. E che nel mondo del lavoro continuano le discriminazioni nei confronti di gay,  transessuali ecc. e questo senza che nessuna forza politica se ne occupi veramente. Se l’ideologia oscurantista proveniente da Mosca ci fa orrore, quella dell’impero americano è  fortemente ipocrita: è la  retorica del Free World aggiornata a quei cambiamenti dei costumi e della composizione sociale avvenute negli ultimi decenni. Ma la libertà di fare e di essere ciò che si vuole è fortemente vincolata dalle possibilità economiche, che sono sempre più diseguali nel mondo neoliberista. Anche perchè il modello americano di welfare minimo, per le ragioni spiegate prima, ha vinto. Quindi sempre più spazio a sanità privata, istruzione privata, pensione privata ecc.

Per noi, che cerchiamo una  società libera nella giustizia sociale, é come se fossimo degli eretici sopravvissuti alle inquisizioni. Oppure dei giacobini al tempo della Restaurazione. Sapremo resistere e costruire un mondo nuovo? A ciascuno di noi l’ardua sentenza.

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